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Non è paranoia, è prevenzione

03/10/2025 17:43

Valerio Burgio

Difesa Personale,

Non è paranoia, è prevenzione

Riconoscere i segnali di pericolo: l'importanza della consapevolezza situazionale (Safe Mind). Saper riconoscere i segnali di pericolo ci può salvare la vita

 

Come riconoscere i segnali di pericolo

 

Segnali verbali e non verbali, l'importanza della consapevolezza situazionale (Safe Mind). Saper riconoscere i segnali di pericolo ci può evitare di trovarci in guai seri.

 

 

 

Immagina di essere in un parcheggio sotterraneo, tardi la sera. Hai appena chiuso la portiera dell’auto e ti accorgi che, dall’altro lato, c’è qualcuno che cammina nella tua direzione. Non ha fatto nulla di apertamente minaccioso, ma il modo in cui ti fissa e accorcia la distanza ti fa sentire a disagio. Il cuore accelera, le mani stringono le chiavi. Quella sensazione che ti attraversa non è paranoia: è il tuo istinto che ti avvisa di un’anomalia. È il momento in cui la prevenzione può salvarti.

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La difesa personale comincia in questi istanti silenziosi, non quando un pugno è già stato sferrato. Riconoscere i segnali che precedono un’aggressione significa darsi la possibilità di scegliere: allontanarsi, chiedere aiuto, cambiare traiettoria. È come leggere una storia prima che raggiunga il finale. E per farlo serve allenare quello che chiamiamo Safe Mind, una mentalità di consapevolezza situazionale che trasforma l’attenzione in protezione.

 

Il Safe Mind non è vivere sospettando di tutti. È piuttosto uno sguardo lucido sulla realtà. In un bar, ad esempio, la voce che si alza di tono, lo sguardo ostinato di chi provoca, il corpo che si piega in avanti verso un altro cliente: sono tutti tasselli che, messi insieme, rivelano un conflitto che sta per esplodere. Chi ha l’occhio allenato lo percepisce subito, e può decidere se restare o uscire prima che la rissa divampi.

Anche le parole hanno un ruolo fondamentale. Prima che arrivi un colpo, spesso arriva un insulto, una minaccia velata, una frase ripetuta con insistenza. L’aggressore usa la voce come arma, per destabilizzare o costringere la vittima in una posizione di debolezza. Pensiamo a quella volta in cui, magari tornando a casa di sera, qualcuno ci ha fermato con domande invadenti, insistendo per ottenere risposte che non volevamo dare. Non è solo fastidio: è un test, un modo per misurare quanto siamo pronti a opporci.

 

Il corpo, poi, parla ancora più chiaramente delle parole. Un uomo che stringe i pugni mentre ci parla, che aggiusta continuamente i vestiti, che si avvicina troppo senza motivo, sta comunicando qualcosa che non dice a voce. Anche lo sguardo ha un potere enorme: fissare con ostinazione, senza mai distogliere gli occhi, non è un gesto neutro, è un tentativo di dominare. In questi dettagli, che passerebbero inosservati a molti, c’è scritta l’intenzione di ciò che può accadere dopo.

 

Ogni aggressione, che sia verbale o fisica, segue un ciclo che raramente è improvvisato. Prima di tutto c’è la scelta della vittima. L’aggressore osserva chi sembra più vulnerabile: chi non guarda intorno a sé, chi cammina con lo sguardo basso, chi appare distratto dal telefono. Poi avviene l’avvicinamento, spesso mascherato da una scusa: una richiesta di informazioni, una battuta, un contatto apparentemente innocuo. Segue la fase di prova, in cui l’aggressore lancia un insulto o cerca un piccolo contatto fisico, giusto per testare la reazione. Se dall’altra parte trova incertezza o paura, il passo verso l’attacco è breve.

 

Interrompere questo ciclo è possibile, ma serve riconoscerlo subito. In strada, ad esempio, cambiare direzione con decisione può bastare a scoraggiare chi ci aveva messo nel mirino. In un’interazione verbale, rispondere con fermezza e mantenere la distanza fisica può disinnescare la fase di prova. Persino alzare la voce per attirare l’attenzione di altre persone può essere sufficiente a rompere lo schema dell’aggressore, che spesso si nutre di sorpresa e silenzio.

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Allenare l’occhio e la mente a riconoscere questi segnali è un esercizio quotidiano. Possiamo cominciare osservando di più quando ci muoviamo in città: notare chi appare agitato, chi sembra fuori posto, chi invade lo spazio altrui. Nei corsi di difesa personale, queste abilità vengono sviluppate con simulazioni e giochi di ruolo, che ricreano situazioni realistiche in cui imparare a reagire. Ma anche da soli possiamo fare molto: guardare video di cronaca o scene reali ci abitua a cogliere dettagli che, a un occhio distratto, sfuggirebbero. E imparare a respirare in modo calmo di fronte a un imprevisto ci aiuta a mantenere la lucidità, perché la paura, se non controllata, è la prima alleata di chi ci vuole aggredire.

 

Molti hanno paura che vivere con questo tipo di attenzione significhi vivere nell’ansia. In realtà è esattamente il contrario. Sapere che puoi riconoscere i segnali ti libera dalla paura, perché ti dà la possibilità di prevenire. Non è un peso da portare, è uno scudo invisibile. La persona distratta o inconsapevole è quella che appare vulnerabile, ed è proprio questo che un aggressore cerca. Chi invece si muove con sicurezza, chi è attento ma non teso, manda un messaggio chiaro: “non sarò una vittima facile”.

La difesa personale, quindi, non è solo un insieme di tecniche fisiche da usare nel momento del contatto. È soprattutto un lavoro mentale, una capacità di leggere e interpretare ciò che accade prima. Riconoscere un insulto come preludio a un’aggressione, cogliere un movimento nervoso come indizio di un imminente attacco, percepire che una situazione sta cambiando tono: tutto questo ci mette un passo avanti.

 

Non è paranoia, è prevenzione. È libertà di vivere la propria vita senza dover temere ogni angolo buio, perché non si è più indifesi, ma consapevoli. È la certezza che i segnali ci parlano, e che noi possiamo imparare ad ascoltarli. Il Safe Mind non si vede, non si tocca, ma è l’arma più potente che possiamo portare con noi ogni giorno.


👉 La vera difesa personale inizia molto prima del contatto fisico. Imparare a leggere i segnali, riconoscere i pericoli e muoversi con consapevolezza è ciò che ti rende davvero libero e sicuro.

 

Il corso “Prima che Accada” è pensato proprio per questo: darti strumenti pratici, semplici ed efficaci per prevenire e gestire situazioni di rischio nella vita di tutti i giorni. Non serve forza, non serve esperienza: serve solo la volontà di imparare a proteggerti.

Non aspettare che sia troppo tardi.


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